Il quadro a due anni dal nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza
Sono passati già quasi due anni dall’entrata in vigore del nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza. Era, infatti, il 15 luglio 2022, quando il nuovo CCII ha sostituito la Legge 155, conosciuta al tempo come la “Legge Fallimentare”.
Si è trattata di una vera e propria rivoluzione in materia, nata con un doppio obiettivo: diagnosticare fin dai primi sintomi le crisi di liquidità, contenendo il più possibile i danni che possono nascere dallo stato di insolvenza e, in parallelo, aiutare le attività che stanno vivendo dei momenti di difficoltà a scongiurare la chiusura, preservando la continuità aziendale.
Tra le maggiori novità del nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza c’è quindi un robusto cambio di visione della stessa crisi, che esclude il concetto di fallimento e apre le porte alla “liquidazione giudiziale”.
Questa visione si concretizza con una serie di provvedimenti che sono:
La possibilità di diagnosticare precocemente lo stato di difficoltà dell’impresa, scongiurando che dei ritardi possono portare una crisi di natura irreversibile. Ecco nascere una serie di sistemi di allerta che permettono di rilevare tempestivamente i momenti di difficoltà, sempre in prospettiva di poter risanare i debiti per garantire la continuità aziendale
Per l’appunto, preservare il più possibile la continuità aziendale
Garantire ai creditori il soddisfacimento, seppure parziale, dei crediti che vantano nei confronti dell’impresa
Scongiurare le conseguenze connesse la chiusura di un’attività, soprattutto in termini di perdita di posti di lavoro
Quali sono le misure del nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza?
Come visto, l’impresa deve adottare specifiche misure organizzative, amministrative e contabili per salvaguardare la continuità aziendale, dove le principali sono:
L’introduzione di una disciplina che guarda soprattutto alla salvaguardia del valore aziendale
La responsabilizzazione degli imprenditori degli amministratori attraverso misure organizzative che vanno a rilevare gli eventuali squilibri finanziari o patrimoniali, con un organo di controllo interno che è il compito di intercettare i cosiddetti “segnali di allarme”
L’accesso alla composizione negoziata, che definisce il nuovo procedimento attivabile in caso di situazioni di probabilità di crisi o di insolvenza
Quali sono i sintomi della Crisi d’Impresa e gli indicatori da controllare?
Di base, secondo il nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, l’azienda attraversa uno stato di crisi quando non riesce a sostenere i debiti dei successivi sei mesi.
Sono stati individuati degli indicatori molto importanti, tra cui:
Il rapporto tra i flussi di cassa liberi al servizio del debito che sono attesi nei sei mesi successivi, e i flussi che sono necessari per rimborsare il debito non operativo allo scadere nello stesso periodo di tempo
Il rapporto tra oneri finanziari e ricavi, che vanno a definire gli squilibri di carattere finanziario
Il rapporto tra il patrimonio netto e le passività, che va evidenziare gli squilibri di carattere patrimoniale
La presenza di reiterati e importanti ritardi nei pagamenti, sia in merito alla retribuzione dei dipendenti che debiti verso i fornitori
Ne consegue che l’azienda deve sempre considerare il patrimonio netto e i flussi finanziari.
In che modo?
Anticipare lo stato di crisi è un obbligo di legge
Secondo il nuovo Codice della Crisi d’Impresa, l’imprenditore, l’amministratore e gli organi di controllo o di revisione hanno il dovere di monitorare nel tempo la solvibilità della società e definire l’esistenza di presupposti di continuità aziendale.
Se questo non viene fatto, si incorre in responsabilità di carattere civile e penale, ovvero chi si occupa di gestire l’azienda deve sapere per tempo se può contare sui flussi di cassa sufficienti a far fronte agli impegni che sono stati presi nei confronti di fornitori e delle banche. L’obiettivo ultimo? Garantire la stabilità finanziaria.
Questo è il cosiddetto “dovere di monitorare” e il nuovo CCII ne stabilisce un altro, che è “il dovere di istituire”.
Ai sensi dell’art. 2086 c.c., l’imprenditore, sia individuale che collettivo,
“ha il dovere di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’azienda, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale….”.
Quale responsabilità per gli imprenditori?
Ai sensi dell’art. 2476 c.c., gli amministratori a loro volta
“rispondono verso i creditori sociali per l’inosservanza degli obblighi inerenti alla conservazione nell’integrità del patrimonio sociale”.
Gli obblighi degli organi di controllo
Infine, gli organi di controllo e di revisione
“ciascuno nell’ambito delle proprie funzioni, hanno l’obbligo di verificare che l’organo amministrativo valuti costantemente, assumendo le conseguenti idonee iniziative, se l’assetto organizzativo dell’impresa è adeguato, se sussiste l’equilibrio economico finanziario e quale è il prevedibile andamento della gestione, nonché di segnalare immediatamente allo stesso organo amministrativo l’esistenza di fondati indizi della crisi” .
La soluzione alla Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza
Come visto, anticipare lo stato di crisi non è solo fondamentale, bensì un obbligo di legge, per cui gli imprenditori hanno la necessità di proteggere i propri beni personali, perché oggi non basta più avere costituito una società di capitali per proteggersi.
È necessario dimostrare di aver espletato quanto previsto dalla normativa.
Al fine di evitare la responsabilità illimitata e solidale per i debiti della società verso terzi, gli amministratori devono infatti essere in grado di provare di aver effettuato un’adeguata attività di monitoraggio almeno una volta ogni tre mesi, creando un documento a data certa che riporti le verifiche effettuate ed il relativo esito.
La soluzione? È più semplice di ciò che sembra.
Per tutelarsi, basterà stipulare una “polizza assicurativa” in tempo utile! Il servizio CHECK CFO con il suo modulo dedicato alla Crisi d’Impresa permetterà di dimostrare l’implementazione di un adeguato assetto organizzativo d’impresa riducendo, in misura significativa, le responsabilità e creando la “prova legale” dell’avvenuto espletamento di quanto richiesto dal Codice della crisi così da tutelare i propri beni personali.
La questione del deposito di bilancio: sei in regola?
Sai che con il deposito del bilancio tutte le aziende devono dichiarare di essere in regola con la normativa che prevede l’adozione degli adeguati assetti?
Questo è un punto chiave della normativa e un obbligo da rispettare.
Il nostro consiglio è questo: non rischiare di incorrere in problemi in termini legali per gli amministratori e di natura commerciale per l’azienda! Non preoccuparti: è sufficiente essere informati e adeguatamente preparati!
Non adeguarsi segnalerà al mondo creditizio e finanziario che l’azienda non ha i requisiti per essere finanziabile, perché non dotata dei meccanismi necessari per proteggere i creditori.
E, di conseguenza, le banche non potranno (e non vorranno) finanziare le aziende che non si sono dotate di adeguati assetti, perché ciò comporterebbe gravi responsabilità nel caso in cui l’azienda stessa diventasse insolvente.
Il nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza stabilisce che l’imprenditore o l’amministratore di società siano responsabili illimitatamente con il loro PATRIMONIO PERSONALE in caso di crisi.
Diventa quindi fondamentale attuare tutte le misure necessarie per preservare la salute
della tua azienda ed evitare la responsabilità illimitata.
In altre parole, il patrimonio personale è a rischio e bisogna assicurarlo, ma la domanda è: come farlo?
Continua a leggere per avere la risposta.
Parola chiave: semplicità
Con CHECK CFO – Crisi d’Impresa hai tutto ciò che ti serve per attuare un monitoraggio efficace che ti permetterà di concentrarti sul tuo business, prevenendo eventuali stati di crisi e con la piena consapevolezza di essere in regola con la legge.
Le funzionalità coinvolte:
Analisi Centrale Rischi
Analizza affidamenti, errate segnalazioni, sconfinamenti, garanzie e ogni informazione m rielaborata per istituto e per profondità storica. Il risultato è la formulazione di un punteggio (CR Score) come previsto dalla circolare n. 139/91 di Banca d’Italia.
Valutazione Rating MCC
Fornisce la fascia di ammissibilità al fondo del Medio Credito Centrale e tutte le informazioni di dettaglio su modulo economico – finanziario e modulo andamentale.
KPI di Bilancio
È l’analisi automatica e storica dei principali indicatori di bilancio. Gli indici di equilibrio economico, finanziario e patrimoniale vengono calcolati sia su bilanci annuali che su quelli infrannuali.
Adeguati assetti per la Crisi d’Impresa
Risponde al dettato del decreto di implementazione degli adeguati assetti ex. art.2086 c.c. al fine della tempestiva rilevazione dei segnali di crisi d’impresa e della verifica della continuità aziendale, con la produzione di report a data certa.
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Approfondimento: la composizione negoziata
La composizione negoziata è il procedimento che permette all’imprenditore che sta affrontando un periodo di instabilità patrimoniale, oppure economico finanziario, di provare a risanare l’impresa grazie al supporto di un esperto che ha il ruolo di agevolare le trattative.
Con la composizione negoziata si va a presentare un’istanza alla Camera di Commercio di riferimento, con oggetto la richiesta della nomina di un esperto indipendente.
Appena acquisita l’istanza, la Camera di Commercio va a trasmettere gli atti alla commissione, che precede con la nomina di un esperto nei cinque giorni successivi, quindi si tratta di un procedimento in quanto celere.
L’esperto va quindi a verificare se il risanamento dell’impresa è perseguibile o meno, e se esistono i presupposti per convocare le parti interessate con cui vengono iniziate le trattative.
L’incarico dura 180 giorni dall’accettazione, ed è possibile attivare una proroga per ulteriori 180 giorni se lo richiedono le parti e vi è il consenso dell’esperto, oppure se il tribunale va ad adottare dei provvedimenti specifici. Al termine dell’incarico l’esperto nominato va a redigere una relazione finale che viene inserita in una apposita piattaforma telematica.
La composizione negoziata può avere diversi esiti, tra cui il contratto tra uno o più creditori e la relazione finale dell’esperto che va a garantire la conservazione della continuità aziendale per due anni.
Qualora la fine delle trattative non venga individuata alcuna soluzione idonea, l’imprenditore può procedere con la predisposizione di un piano attestato di risanamento, con l’adozione dell’accordo di ristrutturazione dei debiti, con la proposta di una domanda di concordato semplificato oppure con l’accesso, se si tratta di un imprenditore commerciale, a uno degli strumenti che sono stati previsti per regolare la crisi e insolvenza.
Link utili:
Il nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza in Gazzetta Ufficiale
Crisi d’Impresa – Obbligo normativo
Check CFO – Modulo Crisi d’Impresa (Analisi Quantitativa / Qualitativa)