Il termine annuale per il deposito del bilancio porta con sé un obbligo che va oltre il deposito in sé, perché da ora bisogna dichiarare di essersi adeguati alla normativa del nuovo Codice della Crisi di Impresa.
Il Nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza
Il Nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII), Decreto Legislativo 17 giugno 2022 N° 83 (qui il testo in Gazzetta Ufficiale), prevede che TUTTE le aziende monitorino nel tempo (almeno una volta ogni tre mesi) la solvibilità della società e l’esistenza dei presupposti di continuità aziendale.
Dopo un lungo (e tormentato) iter, la normativa è entrata in vigore dal 15 luglio 2022 e sono obbligate a rispettarla:
Ditte individuali
Società in nome collettivo SNC
Società in accomandita semplice SAS
SRL
SRLS
SPA
SOC COOP SRL
In sostanza, l’imprenditore deve predisporre strumenti che consentano di:
rilevare eventuali squilibri di carattere patrimoniale, economico-finanziario;
verificare la non sostenibilità dei debiti, l’assenza di prospettive di continuità aziendale e di segnali allarme per i 12 mesi successivi (rolling 12).
Con il deposito del bilancio relativo all’anno 2022, aziende e relativi commercialisti dovranno quindi decidere se:
dichiarare di aver provveduto all’adozione di adeguati assetti come previsto dalla norma;
non indicare nulla in merito attestando implicitamente di non aver adempiuto al dettato del D. Lgs. 83/2022, consapevoli in tal caso di aver reso pubblica la mancata adozione degli assetti anti-crisi.
La domanda quindi è…chi vorrà avere a che fare con una azienda che non protegge i propri creditori con un adeguato sistema anti-crisi?
Le conseguenze della mancata dichiarazione
Con la precedente normativa, gli amministratori non avevano obblighi definiti dalla legge nell’organizzazione contabile e finanziaria dell’impresa.
Il nuovo art. 2086 C.C. sulla Gestione d’Impresa investe, invece, l’organo amministrativo
della responsabilità di monitorare costantemente gli assetti,
indipendentemente da eventuali rischi di crisi.
Cosa succede a chi non si adegua?
Non adeguarsi segnalerà al mondo creditizio e finanziario che l’azienda non ha i requisiti per essere finanziabile, perché non dotata dei meccanismi necessari per proteggere i creditori.
E, di conseguenza, le banche non potranno (e non vorranno) finanziare le aziende che non si sono dotate di adeguati assetti, perché ciò comporterebbe gravi responsabilità nel caso in cui l’azienda stessa diventasse insolvente.
Il nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza stabilisce che l’imprenditore o l’amministratore di società siano responsabili illimitatamente con il loro PATRIMONIO PERSONALE in caso di crisi.
Diventa quindi fondamentale attuare tutte le misure necessarie per preservare la salute
della propria azienda ed evitare la responsabilità illimitata.
In altre parole, il patrimonio personale è a rischio e bisogna assicurarlo, ma la domanda è: come farlo?
Creando la “prova legale” dell’avvenuto espletamento di quanto previsto dalla nuova legge sulla Crisi d’Impresa.
Provare di aver effettuato un’adeguata attività di monitoraggio almeno una volta ogni tre mesi, creando un documento a data certa, che riporti le verifiche effettuate ed il relativo esito.
Il tema è ‘bollente’ e per questo abbiamo organizzato un evento che ha fornito una soluzione semplice e concreta per adeguarsi alla normativa e proteggere il proprio patrimonio personale.